Biografia Ken
Tielkemeier, (1929 - 2007)
La sua opera è talmente ricca e vasta e originale che ci vorrebbero molte mostre per rappresentare integralmente il lungo percorso artistico che lo ha animato ininterrottamente per oltre sessanta anni, a fianco dell'adorata moglie artista Franca Barbara
Frittelli.
"Espressionismo
magico"
a cura di Pier Francesco Listri, Firenze, Ottobre 2006
"E' un'artista questo di fronte a cui bisogna levarsi il cappello come qualità!
La sua storia non si riassume in poche parole, basta dire che influenze orientali, influenze messicane, sangue americano ma anche sangue tedesco e poi lunghe soste nella sua patria, lunghe soste in Europa; una prima sosta decisiva nella fine degli anni '50 a Firenze e l'incontro con Ottone Rosai oltre che con quella che poi sarà la sua cara compagna, artista anche lei , l'amica Frittelli, poi di nuovo a peregrinare come accade agli artisti che sono insieme radicati ed errabondi
Nemmeno l'opera di Ken si riassume in poche parole perché è un'opera estremamente varia, è un'opera che ha avuto per lunghi periodi alla sua origine un'ansia diciamo esistenziale molto forte che l'ha portato a dei clamori pittorici straordinari e che nelle ultime opere invece mi pare si stia come placando in una ironia dolce , quello che Foscolo chiama "calore di fiamma
lontana". Ripercorrerla tutta è impossibile. Si va dall'invenzione di alcuni personaggi - flamenco, il venditore di banane, recentemente la figura presa dai semafori, che accompagna questi straordinari,
come dire, questi nudi femminili di straordinaria forza- ecco questi sono gli emblemi in cui ha espresso questa enorme ansia di uomo e che ha trovato nel registro, così vagamente per usare una semplificazione espressionista, una delle sue chiavi.
Qualcuno ha parlato per lui di espressionismo magico, ed è vero, perché questo artista tra l'altro affollava le sue grandi tele - dipingeva sempre in grandi formati - di un trovarobato simbolico e estrosissimo, fatto di fiori, fatto di animali, fatto di farfalle e uccelli, di gatti, un bestiario antropomorfico se si potesse dire così, insomma del grande artista ha l'estrema forza
rappresentativa.
I suoi quadri hanno una coloritura così squillante, a tratti disperata, a tratti ludica che affascina; a questo unisce un mondo interiore tra l'altro così ricco di tante etnie e sopratutto unisce quello che solo Dio dà, cioè il talento di essere un gran
pittore. Firenze a questo punto deve veramente riaccogliere, se è la città universale, questo artista e riproporlo come uno stabile figlio di quella che è da sempre l'arte universale che lui quì studiò e scoprì: il rinascimento fiorentino negli anni
'50."
|