Una doppia personale in cui due artisti di diversa provenienza
e diversa formazione si ritrovano accomunati da un processo creativo
in cui pensiero e sensibilità si esplicano attraverso un
operare metodico, in cui l’opera prende corpo e forma dalla
ricchezza della materia e dalla solidità della riflessione
che la sostiene.
Jean-Pierre Bertozzi è un artista parigino che già
si era presentato al pubblico fiorentino in una precedente mostra
con gli artisti francesi del gruppo “Sans titre”.
Le sue opere avevano impressionato per la consistenza e la magnetica
profondità attrattiva con cui riesce a tradurre in materia
il sentire delle sue emozioni. Scrive di lui l’artista fiorentino
Romano Morando:
“La pittura di Jean-Pierre Bertozzi è pittura d’immagini
emergenti da un fondale di molteplici esperienze, che riassumono
in una forma il senso profondo del suo “vissuto”...
E’ un’opera colta e sensibile, quella dell’artista
francese, che si alimenta di un sapere di tipica temperie esistenziale,
fatta di allusioni, assonanze, di citazioni, che danno forma ad
un linguaggio di pura emozione visiva.
Myriam Cappelletti vive e lavora a Prato, ma nella sua opera
si percepisce la matrice della pittura umbra, sua terra natale.
E’ una pittura ricca di materia, di meditazioni espresse
per simboli e per colori caparbiamente ricercati. Molta padronanza
tecnica riassunta in eleganza compositiva con rimandi tra passato
e presente. Riprendendo le parole di Gregorio Scalise si può
dire che “…il suo è un diario aperto e dell’aperto,
bisogna scolorare ed esserci, “indeterminare” e formare,
suggerire un colore transitorio, “spinare” una realtà
arcaica e renderla flessibile al nostro sguardo. Fusione di figurazione
e simbolo…”
Opere quindi di linguaggio informale, da vedere, guardare e osservare
con assoluta attenzione perché nascono dall’azione
spesso infrequente del “penser, mediter, réflechir”
come suggerisce Bertozzi nel dare il titolo alla mostra.